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"Breakneck" il libro di Dan Wang che raffronta Cina e Stati Uniti.

"Breakneck" il libro di Dan Wang che raffronta Cina e Stati Uniti.
Copertina generata con ChatGPT (non posseggo la copia cartacea, ne il tavolo :-)

Qualche tempo fa ho dedicato un Mak's File tutto alla Cina (Mak's File - Episodio 59: Speciale Cina). Quella decisione non nasceva dal vuoto ma dal fatto che, dopo aver iniziato "Guerra senza limiti" di Qiao Liang e Wang Xiangsui, ho sentito il bisogno di conoscere di più della Cina.

Sulla lista delle letture c'è America Against America di Wang Huning, AI 2041 di Kai-Fu Lee e Chen Qiufan, completare la saga de Il problema dei tre corpi, Beijing Welcomes You... lista To-be-Read lungherrima, as usual.

Chi mi conosce dai tempi di cocooa.com sa quanto sia vorace, seppur nella lentezza nella lettura di libri, quindi non aspettarti troppi articoli a riguardo, ma piano piano posterò tutto.

Il primo libro che ho finito è questo "A rotta di collo" di Dan Wang che — banalizzando — si potrebbe riassumere in una frase: "la Cina costruisce, l’Occidente ne discute".

In questo articolo ti racconto le tesi dell'autore e poi un mio commento.

Dan Wang: due parole sull'autore

Nato in Cina, emigrato in Canada negli anni ’90 da bambino e poi ancora negli States da young adult, Dan Wang è tornato in Cina come corrispondente e ha vissuto sulla sua pelle il terribile lockdown alla cinese.

La tesi del libro è che la Cina è una nazione di ingegneri; gli Stati Uniti una nazione di giuristi. I primi costruiscono in barba a tutto, mentre i secondi regolamentano e non costruiscono.

Wang non va giù per nulla morbido con la Repubblica Popolare: racconta di una Cina che non ragiona più come uno stato ideologico, ma come un enorme laboratorio ingegneristico.

La Cina come stato ingegneristico

Per Wang, la chiave per capire la Cina è accettare che sia guidata da ingegneri, non da giuristi. Un paese che costruisce. Dalla rete metropolitana di Shanghai alle autostrade sospese nel sud-ovest, il pensiero tecnico è ovunque.

Questa logica non si ferma alle infrastrutture: il Partito “progetta” anche l’economia e la società. L’obiettivo è quello di "ottimizzare" il benessere anche a discapito dei risultati di breve termine o dei singoli. Questo senza considerare gli errori grossolani e il modo con cui questi obiettivi vengono raggiunti (per esempio la regola del figlio unico, la sua tragica applicazione e i risultati devastanti che sta avendo adesso).

Costruire tutto: dalle città alle persone

Durante i suoi anni in Cina, Wang ha visto città rinascere e province indebitarsi. I ponti più alti del mondo convivono con debiti insostenibili, e la popolazione viene trattata come un numero, come materia da modellare, non come esseri umani.

Lo stesso approccio ingegneristico che ha portato alla costruzione della metropolitana di Shanghai ha plasmato anche lo zero Covid: un esperimento sociale condotto con la freddezza di chi gioca (male) a Sim City.

Wang, in questo caso, deve essere davvero rimasto traumatizzato, dato che continua a citarlo.

Perché l’ingegneria cinese “funziona”?

La domanda è inevitabile: perché in Cina funziona ciò che altrove è fallito? Wang spiega che, diversamente dall’URSS, la Cina è maestra nel bilanciare controllo e concorrenza.

Ha piani quinquennali, ma non li prende alla lettera; favorisce l’imprenditoria privata accanto alla pianificazione statale.

BYD e i colossi del solare non sono prodotti del piano quinquennale, ma di un ecosistema che premia chi costruisce.

Il lato oscuro dell’efficienza

Dietro le infrastrutture spettacolari, come sappiamo, ci sono città fantasma e ponti senza auto. L’“ingegneria come ideologia” genera anche tantissimi sprechi e squilibri.

Ma per molti cittadini, l’atto stesso di costruire trasmette ottimismo per il futuro: la sensazione che davanti a sé stia prendendo forma un qualcosa di concreto, anche a costo di errori macroscopici, è rassicurante.

Questa lezione importante è qualcosa che dovremmo portarci a casa anche noi.

La concorrenza interna e l’eccesso di zelo

Secondo Wang, l’immagine di un paese monolitico, in cui tutti sono ligi ai comandi dall'alto, è ingannevole.

In Cina, regioni e aziende competono ferocemente. Ogni città vuole il proprio campione industriale, spesso rifiutando prodotti “non locali”.

È un capitalismo non pianificato. È difficile mantenere questa competizione in equilibrio: i grandi successi dell’ingegneria cinese nascono dalla stessa ossessione che ha prodotto disastri ecologici e politiche estreme.

Zero Covid: la società come esperimento ingegneristico

Wang racconta i tre atti di Zero Covid:

  • paura,
  • controllo,
  • logoramento.

Prima la chiusura totale, poi il trionfo dell’ordine apparente, infine il crollo.

Per tre anni la popolazione è stata spostata come pedine: hotel convertiti in carceri sanitarie, app di tracciamento ovunque, intere città paralizzate. Quando il governo ha tolto le restrizioni, l’inverno e il virus hanno travolto il paese.

Una lezione su come l’efficienza può sostituire la compassione con risultati devastanti.

Autoritarismo e ingegneria: due facce della stessa logica

Al dubbio che l’approccio ingegneristico sia solo un riflesso dell’autoritarismo, Wang scrive che la Cina è allo stesso tempo autoritaria, socialista, capitalista e neoliberale.

La cornice dell’ingegneria aiuta però a capire il meccanismo: c'è un potere sopra a tutto che regola e interviene, e un potere in mezzo che persegue i propri obiettivi senza curarsi di cosa può succedere.

Gli Stati Uniti come “Nazione di giuristi”

L’America, al contrario, è un paese di giuristi. È chiaro chi detiene il potere negli USA, chi viene eletto alle cariche più alte, chi fa parte degli intoccabili.

Nota mia: questo spiega anche il posizionamento vincente dei politici "contro il sistema" che ha portato il populismo a prendere potere in tutto l’Occidente.

Gli USA ragionano per contratti, non per progetti. Ogni costruzione diventa un potenziale processo, ogni innovazione un rischio legale.

Questa idea del "ti denuncio" è così integrata nella testa delle persone che anche i cittadini statunitensi sono molto litigiosi, e hanno questo senso di entitlement inspiegabile persino agli occhi di un europeo viziato come me.

Per Wang, questo approccio deliberativo ha frenato la capacità di costruire: autostrade incompiute, infrastrutture in ritardo, fabbriche mancanti.

Personalmente, anche se trovo corretta questa distinzione tra "costruttori" e "giuristi", credo che il problema della costruzione di infrastrutture sia più nella forma mentis, che parte proprio dal basso.

La soluzione? Più ingegneria in Occidente, più libertà in Cina

Wang scopre così l’acqua calda: l’Occidente dovrebbe imparare a costruire di nuovo, la Cina dovrebbe imparare a fermarsi. Più diritti individuali da un lato, più capacità decisionale dall’altro.

Gli errori di percezione tra USA e Cina

Americani e cinesi si fraintendono a vicenda. Gli uni credono che la Cina vinca grazie ai sussidi o al furto di tecnologie; gli altri pensano che l’America sia un gigante stanco. In realtà, dice Wang, entrambe le visioni sono incomplete. La Cina avanza tecnologicamente mentre arretra sul piano delle libertà, e tenere insieme le due verità è l’unico modo per capire il presente.

Mi trova molto concorde, e questo blog serve anche a questo: visioni multiple, capire dove andrà il mondo.

Competizione tecnologica e linguaggi diversi

Negli Stati Uniti la competizione con la Cina viene narrata come una “corsa”.

In Cina, invece, non c’è la stessa narrazione.

Gli imprenditori pensano a costruire prodotti, non a battere l’America. Da sottolineare che i cinesi sanno che i fornitori americani possono sparire da un giorno all’altro, e Pechino risponde puntando sull’autosufficienza di tutta la filiera.

Diffusione delle tecnologie: il vero vantaggio competitivo

Per ora la Cina non ha inventato molto, ma migliora costantemente. È maestra nel prendere un’idea e renderla scalabile.

Dallo smartphone alle auto elettriche, la forza della Cina sta nell’esecuzione, non nell’ideazione.

La Cina domina dove la scienza incontra la produzione. Produce l’80% della filiera solare mondiale non perché l’ha inventata, ma perché l’ha resa economica e replicabile. Elon Musk e SolarCity hanno inventato le tegole-pannello solare, ma tra qualche anno queste saranno tutte made in China.

L’Occidente ha trattato la scienza come un progetto accademico; la Cina l’ha tradotta in fabbriche. Per Wang, l’innovazione conta meno della capacità di industrializzare e diffondere un’idea.

Wang mi trova ancora una volta d'accordo.

La fame di energia

Per costruire serve energia. Mentre gli Stati Uniti rallentano per vincoli ambientali e legali, la Cina installa dieci volte più capacità solare e decine di reattori nucleari.

Sembra che anche gli USA (o meglio, gli oligopoli Tech) si siano accorti di questo, opzionando già oggi l'energia prodotta da centrali nucleari che ancora non sono state costruite.

Sulla questione energia torneremo più e più volte anche in altre sedi, poiché i datacenter, le AI e l'esplosione di produttività prossima ventura hanno tutte un prerequisito: tanta energia.

La Cina, in questo caso innovando, ha un'altra soluzione: costruire datacenter nello spazio.

USA: gli avvocati che non costruiscono più

Un tempo, gli avvocati americani erano al servizio dei costruttori: gli USA sapevano progettare dighe e autostrade.

Conosciuto come process knowledge: è il sapere tacito che si porta a casa solo migliorando il modo di lavorare.

Gli Stati Uniti, perdendo le fabbriche, hanno perso anche la capacità di immaginare nuovi oggetti.

La Cina è ambivalente su questo: se le nuove generazioni non vogliono più lavorare in fabbrica, il governo centrale non vuole esternalizzare nessun passaggio (nemmeno i più inquinanti e degradati) della produzione industriale.

Se l’Occidente si è convinto che la conoscenza possa vivere nei software e nei servizi, la Cina vede in questo pensiero una debolezza e continua a costruire droni, batterie e componenti.

Wang non commenta particolarmente su questo punto, ma è sotto gli occhi di tutti che basarsi solo sui servizi abbia causato il tracollo dell'industria.

Politiche industriali e ingegneria politica

Il Biden Act e i piani di Trump rappresentano due versioni distorte della stessa ambizione: riportare l’ingegneria al centro.

Biden ha distribuito fondi ma non ha iniziato quasi nulla; Trump, al contrario, promette costruzioni senza criterio, cancellando i progetti green solo per fare dispetto a qualcuno.

Entrambi gli approcci sono da giurista che fa finta di essere ingegnere. A entrambi manca una struttura.

Produttività

Ogni settore ha una curva di apprendimento: più produci, più diventi efficiente. La Cina è in vantaggio perché produce di più. E non solo su commessa di clienti esteri: adesso gli imprenditori che un tempo copiavano, ora integrano — auto elettriche, droni, veicoli autonomi.

La concorrenza interna è brutale e chi sopravvive è corazzato contro le avversità. Gli USA e l’Europa possono reagire solo scegliendo alcune filiere strategiche — auto, energia, difesa — e cercare di re-integrare tutto...

Di queste due ultime righe ne parlo ormai da anni sul blog, quindi fai un piacere alla comunità e consiglia questa newsletter a chi non è ancora iscritto.

Conclusione

Il libro di Dan Wang è un viaggio nel contrasto tra due civiltà che costruiscono in modo opposto. L’ingegneria come visione del mondo contro il cavillare come linguaggio del potere.

Non dà soluzioni semplici a problemi complessi, e questo è un grosso pregio: mi spiace che abbia parlato pochissimo di Europa, Australia o anche della Russia, ma apprezzo che non si sia allargato in ambiti che non conosce. Sarà il compito di qualcun altro espandere le sue idee.

Il libro mi è piaciuto, anche se qui e lì si sfilaccia un po' nella narrazione, rimane un solido framework per capire le scelte delle due potenze mondiali.

Dan Wang - Breakneck

L'autore prende le due potenze Mondiali: Usa & Cina e ci offre un'interpretazione per la lettura dei diversi modi in cui si stanno sviluppando: la Cina costruisce, l’Occidente ne discute.

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